BUENOS AIRES
Jorge Rafael Videla, primo capo della giunta argentina dopo il golpe militare del '76, sotto processo a Córdoba per crimini contro l'umanità, ha parlato martedì nel corso del dibattimento rivendicando in toto le barbarie commesse 35 anni fa. Un giorno prima della inevitabile condanna all'ergastolo, Videla ha salutato quel genocidio come «una guerra giusta» e celebrato «la vittoria» di allora contro «i nemici di ieri che sono oggi al potere», chiaro riferimento al governo di Néstor prima e Cristina Kirchner ora, peronisti di centro-sinistra.
Videla è stato processato dal tribunale federale di Córdoba insieme a «la hiena» Luciano Benjamín Menéndez, ex-generale che fu a capo dellaprovincia, e altri 28 killer. Tutti accusati per il sequestro e la morte di 31 detenuti politici.
Videla e altri suoi compari erano già stati condannati all'ergastolo nello storico processo dell'85 e poi in nuovi processi più di recente dopo la decisione di Néstor Kirchner e la sentenza della Corte suprema che annullarono gli indulti concessi dal social-democratico Alfonsín e dal peronista di destra Menem.
«La iena della Perla», il più famigerato lager di Córdoba, ha approfittato ieri dell'opportunità di insultare ancora una volta le sue vittime prima della sentenza. «L'obiettivo dei ribelli era l'assalto al potere per instaurare un regime comunista e far diventare l'Argentina un satellite dell'Urss». Una macabra farsa.
Ieri Videla e Menéndez si apprestavano ad ascoltare una sentenza scontata dopo un processo con tutte le garanzie legali.
Come un bel regalo della nuova realtà argentina, esempio forse unico al mondo, mese dopo mese si susseguono in diversi tribunali del paese nuove condanne contro i responsabili di un genocidio che provocò 30 mila desaparecidos. Martedì una corte federale di Buenos Aires ha condannato a vita altri killer responsabili dei campi di concentramento Club Atlético e Olimpo, che funzionarono nella capitale durante la dittatura del '76-'83. Dei 17 imputati, 12 hanno avuto la pena massima. Fra loro Julio Simón, alias «el turco Julián», infame torturatore chiamato a rispondere per 163 casi di violazione dei diritti umani, e Samuel Miara, ex-vicecommissario di polizia che si appropriò dei gemelli Reggiado Tolosa, recuperati nella loro identità dalle Nonne della Piazza di Maggio negli anni '80. A 20 anni è stato condannato un altro noto esponente del terrorismo di stato, Raúl Guglieminetti, che cercò poi di riciclarsi in democrazia e arrivò a essere una guardia del corpo del presidente Alfonsín.
La giustizia avanza ma con fatica. Per oggi una magistrata ha di nuovo convocato i figli adottivi della padrona del poderoso gruppo mediatico Clarín, Ernestina Herrera de Noble, perché si sottopongano al Dna per accertare la loro vera identità. Ci sono forti sospetti che Felipe e Marcela siano figli rubati a desaparecidos. La causa dura da un decennio e gli avvocati dei due hanno già detto che neanche questa volta si presenteranno
Jorge Rafael Videla, primo capo della giunta argentina dopo il golpe militare del '76, sotto processo a Córdoba per crimini contro l'umanità, ha parlato martedì nel corso del dibattimento rivendicando in toto le barbarie commesse 35 anni fa. Un giorno prima della inevitabile condanna all'ergastolo, Videla ha salutato quel genocidio come «una guerra giusta» e celebrato «la vittoria» di allora contro «i nemici di ieri che sono oggi al potere», chiaro riferimento al governo di Néstor prima e Cristina Kirchner ora, peronisti di centro-sinistra.
Videla è stato processato dal tribunale federale di Córdoba insieme a «la hiena» Luciano Benjamín Menéndez, ex-generale che fu a capo dellaprovincia, e altri 28 killer. Tutti accusati per il sequestro e la morte di 31 detenuti politici.
Videla e altri suoi compari erano già stati condannati all'ergastolo nello storico processo dell'85 e poi in nuovi processi più di recente dopo la decisione di Néstor Kirchner e la sentenza della Corte suprema che annullarono gli indulti concessi dal social-democratico Alfonsín e dal peronista di destra Menem.
«La iena della Perla», il più famigerato lager di Córdoba, ha approfittato ieri dell'opportunità di insultare ancora una volta le sue vittime prima della sentenza. «L'obiettivo dei ribelli era l'assalto al potere per instaurare un regime comunista e far diventare l'Argentina un satellite dell'Urss». Una macabra farsa.
Ieri Videla e Menéndez si apprestavano ad ascoltare una sentenza scontata dopo un processo con tutte le garanzie legali.
Come un bel regalo della nuova realtà argentina, esempio forse unico al mondo, mese dopo mese si susseguono in diversi tribunali del paese nuove condanne contro i responsabili di un genocidio che provocò 30 mila desaparecidos. Martedì una corte federale di Buenos Aires ha condannato a vita altri killer responsabili dei campi di concentramento Club Atlético e Olimpo, che funzionarono nella capitale durante la dittatura del '76-'83. Dei 17 imputati, 12 hanno avuto la pena massima. Fra loro Julio Simón, alias «el turco Julián», infame torturatore chiamato a rispondere per 163 casi di violazione dei diritti umani, e Samuel Miara, ex-vicecommissario di polizia che si appropriò dei gemelli Reggiado Tolosa, recuperati nella loro identità dalle Nonne della Piazza di Maggio negli anni '80. A 20 anni è stato condannato un altro noto esponente del terrorismo di stato, Raúl Guglieminetti, che cercò poi di riciclarsi in democrazia e arrivò a essere una guardia del corpo del presidente Alfonsín.
La giustizia avanza ma con fatica. Per oggi una magistrata ha di nuovo convocato i figli adottivi della padrona del poderoso gruppo mediatico Clarín, Ernestina Herrera de Noble, perché si sottopongano al Dna per accertare la loro vera identità. Ci sono forti sospetti che Felipe e Marcela siano figli rubati a desaparecidos. La causa dura da un decennio e gli avvocati dei due hanno già detto che neanche questa volta si presenteranno
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